UNA NUOVA LISTA PER FILIPPO GIORGETTI

Non mi soffermerò sulla parole pronunciate da Filippo Giorgetti, per quanto realistiche e coerenti con quanto realizzato, e in prospettiva futura.

La nuova lista che non si presenta come un nuovo partito – o partito nuovo, per usare le stesse parole di Michele Neri -, rimane comunque l’espressione dell’UDC e del mondo cattolico. E qui forse sta il problema, con tutto il rispetto per il mondo cattolico e pur condividendo alcuni suoi principi.

La politica dovrebbe essere distaccata dalle ideologie di qualsiasi natura, anche quelle religiose. Non farlo significa già propendere per una parte che nell’esercizio del potere si indirizza verso un credo che non è di tutti.

Pragmatismo e Realpolitik dovrebbero essere la guida di chi è nel diritto/dovere di governare una città.

La presentazione è stata piacevole, ma con i soliti discorsi che la politica fa di se stessa; mi riferisco alle parole di Michele Neri. Sì, è vero che impegnarsi in politica è un compito gravoso, anche se appagante. Le critiche abbondano, i complimenti scarseggiano.

A tal proposito, Neri ha citato le parole di Papa Paolo VI (credo di fine anni ’60, comunque riportate più sotto integralmente).

Pienamente condivisibili, ma altrettanto si possono citare le parole di Calamandrei nel 1947, ben prima di quelle di Paolo VI.

«Onorevoli colleghi, l’opinione pubblica non ha in questo momento molta simpatia e fiducia per i deputati. Vi è un’atmosfera di sospetto e discredito, la convinzione diffusa che molte volte l’esercizio del mandato parlamentare possa servire a mascherare il soddisfacimento di interessi personali e diventi un affare, una professione, un mestiere».

In questo argomento sta il nocciolo: politica come arte? Come ha detto Neri. Politica come mestiere? Come tanti fanno. Politica come missione? Come tanti fanno credere. Niente di tutto questo, la politica deve essere come ministero, inteso come servizio alla comunità, e non la comunità al servizio della politica.

Quindi pronti al servizio, ma anche a farsi da parte nell’interesse della comunità. Ecco, nella presentazione è venuta fuori la parola chiave: “rinnovamento” (ma non quella dell’equilibro), eccellente per carità, ma le facce nuove, i giovani, non si sono viste.

Sul rinnovamento si gioca il futuro di tutti noi, ma per averlo bisogna far posto ai nuovi elementi, che se scarseggiano è perché la vecchia guardia non si fa da parte. La voglia ci sarebbe, ma così com’è concepito, l’establishment dà poco spazio ai nuovi nel timore di perdere il proprio posto e prestigio.

Forse i nomi nuovi saranno nelle liste, ma è il dopo che interessa di più, chi si farà da parte per dare spazio al nuovo?

Il futuro della politica è legato al rinnovamento, non solo dei nomi, ma dei contenuti realistici e non pindarici.

Comunque auguri a questa lista.

PAOLO VI e L’IMPEGNO POLITICO

Politica: mestiere ingrato e incompreso

Oggi il vostro mestiere è fra i più ingrati e incompresi. Quando si parla di voi la gente corruga la fronte, ricorre alla battuta convenzionale, si sente autorizzata dal tacito consenso generale ad avanzare giudizi pesanti e, bene che vada, l’aggettivo più innocuo che appone alla parola “politica” è quello di “sporca”.

C’è un diffuso scetticismo sulla gratuità del vostro impegno o sulla serietà della vostra missione o sull’autenticità del vostro carisma.

La gente con voi o è ossessivamente cortigiana, strisciandovi davanti con le forme del lecchinaggio più vile, o vi disprezza dall’alto della sua sufficienza, indicandovi come i capri espiatori di ogni malessere sociale, anche il più ineluttabile. I puritani vi scansano con ostentazione, dichiarando che non vogliono contaminarsi le mani con voi.

Gli amici vi chiedono, con scoraggianti sorrisi, chi mai ve lo fa fare. I parenti vi ripetono che fareste meglio a pensare un po’ alla famiglia. I preti parlano di voi con tanti sottintesi misteriosi, che dal loro linguaggio traspaiono centomila riserve. Il vescovo sembra che si faccia un sacco di problemi se deve apparire in pubblico con voi.

Forse gli stessi che, per salvaguardare un “look” di verginità, in pubblico vi scansano, vi blandiscono vigliaccamente in privato quando hanno bisogno del vostro appoggio. Per i credenti, anche gli amici di fede prendono le distanze, e sempre più di rado una parola di speranza parte dalla loro bocca. Raramente il coro che accompagna il vostro cammino è un coro di osanna. Il fischio fa inesorabilmente capolino anche nelle assemblee dei compagni di cordata. Per dieci applausi, venti contestazioni. Per cento consensi, duecento proteste.

Anche quando vi siete prodigati con la generosità più pura, vi sentite al centro di una nebulosa di sospetti. Anche quando vi siete spesi senza parsimonia e avete pagato prezzi altissimi di tempo, di fatica mentale e forse anche di denaro, siete costretti a difendervi dalle aggressioni della critica mordace, dalla perfidia dell’ironia subdola, dal distorcimento operato perfino sulle vostre intenzioni più pulite, dal livore di parte o dalla strumentale manipolazione degli avversari. Non c’è che dire. La vostra, oggi, è davvero una vita scomoda.


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Il Direttore Giuseppe Bartolucci

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