Storia della città

Antico borgo marinaro, meta di vacanza di famiglie emiliane e lombarde agli inizi del ’900 che qui vi hanno eretto le loro “ville al mare”, oggi Bellaria Igea Marina è una moderna e graziosa cittadina che ospita turisti da tutta Europa.
Per diversi anni è stata insignita della Bandiera Blu per la qualità ambientale e dei servizi.

La posizione strategica, al centro della Riviera Adriatica, consente di raggiungere in breve bellissime città d’arte.

La splendida spiaggia, i parchi naturali, le strutture sportive, gli eventi culturali e gli spettacoli, lo shopping nelle isole pedonali, i tanti cocktail-bar e ristoranti, le moderne strutture alberghiere rendono piacevole la vacanza e la vita cittadina.

Le chiese antiche


La chiesa di Bordonchio.
La chiesa di San Martino di Bordonchio è stata costruita nei pressi dell’antica pieve di S. Martino in Burdunclo (nominata in documenti Ravennati anteriori al mille) dal 1765 al 1806. Essa presenta una pianta a croce latina.
L’interno è di stile settecentesco; da notare il crocefisso e un dipinto di scuola emiliani del 700, un organo ottocentesco, nonché pregevoli arredi d’epoca.

La chiesa di Santa Margherita e il Castello di Bellaria.
Malatesta da Verucchio, detto “il Centenario”, visse dal 1213 al 1313. Divenuto signore di Rimini con un’abile politica cittadina, ebbe tre mogli; la terza, Margherita Paltanieri, gli portò in dote svariati possedimenti. In suo onore Malatesta fondò la chiesa di Santa Margherita, ancor oggi esistente, anche se giunta fino a noi rimaneggiata. Caratteristico è il campanile settecentesco a pianta triangolare. Nel 1200 questa chiesa era associata alla Villa Tumba Bellajeris, la Fortificazione costruita proprio sul fiume Uso, dove risiedevano i Malatesta. Le mura della Villa racchiudevano un’ampia corte in cui si svolgevano i lavori agricoli; ogni sera al calar del sole l’ingresso veniva sbarrato. Dal maschio, la torre principale, altissima per quell’epoca, il Signore controllava i suoi possedimenti. Nel 1412 ospitò Gregorio XII, il papa del grande scisma. Le ultime rovine del muro perimetrale del Castello sono state demolite circa dieci anni fa durante alcuni lavori sul fiume.

I Luoghi

I centri balneari di Bellaria e Igea Marina, uniti dal 1956 nel comune omonimo, a seguito del distacco da quello di Rimini, hanno assunto l’aspetto attuale dopo la guerra, quando i grandi flussi turistici hanno completamente mutato gli antichi borghi di pescatori e contadini, che, già dalla fine del secolo scorso, avevano cominciato a ospitare villeggianti desiderosi di quiete e aria buona.

Bellaria. Il nome Bellaria compare per la prima volta in un documento del 1359 a definire una fattoria fortificata che si trova vicino alla chiesa di Santa Margherita, passata in diverse mani, fra cui quelle dei Malatesta, oggi riconquistata dalla terra e dalla boscaglia dell’Uso, e riconoscibile solo dal nome con cui la gente chiama il luogo: E Castèl.

Igea Marina. Igea, figlia di Asclepio, dio della medicina, è il nome che nel 1906 Vittorio Belli diede ad un centro di villeggiatura da lui progettato sulle dune sabbiose fra l’Uso e Torre Pedrera. Vittorio Belli (1870 – 1953), riminese, medico, discendente da una famiglia di imprenditori agricoli e commerciali, aveva concepito un centro per vacanze razionalmente disposto, dotato di museo, pinacoteca, biblioteca, immerso in una pineta che lui stesso aveva creato seminando migliaia di pinoli. Della sua lungimirante impresa resta, purtroppo, a Igea Marina, solo la maglia regolare di vie che, da amante del mondo classico, aveva battezzato con i nomi dei poeti latini. Le aree verdi invece oggi si sono ricreate a monte della ferrovia dove si sta realizzando un parco urbano, il Parco del Gelso.

A Bellaria Igea Marina le tracce dell’uomo sono molto antiche, risalgono all’epoca romana, e riguardano numerosi ritrovamenti archeologici rinvenuti, anche in epoca recente, a Bordonchio nei dintorni della via consolare Popilia detta anche via Romea.

Nell’ immaginario collettivo delle ultime generazione di ogni regione d’Italia, Germani,Austria, Francia e altre nazioni europee, la riviera di Romagna ha rappresentato il luogo eccezionale ove era possibile vivere un soggiorno diverso, segnato dall’accoglienza, dall’ospitalità, dall’aggregazione sociale. La gente del posto, nel suo modo di disporsi all’evento turistico, ha aperto nella storia della cultura e delle relazioni sociali un modo di essere che è diventato costume , possibilità di sentirsi liberi dentro una familiarità discreta e sempre disponibile.

Il soggiorno a Bellaria Igea Marina è accompagnato ogni giorno dalla qualità della cucina genuina e dalla cordialità dei suoi abitanti.

La storia


La via Popilia
Antica via Romea, che costeggia il lido Adriano, quanta gente passò! Passarono i legionari, passò il gran piede dei Goti, passò il piedino di Francesca. (Alfredo Panzini, da Viaggio di un povero letterato).

Nel 132 a.c. il console Publio Popilio Lentate, tracciò sul litorale adriatico la via che prese il suo nome. La via partiva da Ariminum, l’odierna Rimini, e passando per Ravenna e Adria giungeva fino ad Altino ed Aquileia.

Più o meno il percorso della statale di oggi. Al settimo miglio attraversava un borgo che portava il nome di Bordonchio (forse da “Burdunculus” piccolo mulo), stazione di posta per le cavalcature. A Bordonchio sono avvenuti molti ritrovamenti archeologici, per la maggior parte conservati al museo di Rimini, il più famoso dei quali è la stele di Egnatia Chila.

Egnatia era una bellissima donna. Di lei sappiamo solo che apparteneva ad una famiglia agiata e forse nobile, ma non conosciamo il nome del marito. Morì forse vent’anni prima della nascita di Cristo e venne sepolta con grandi onori, secondo l’uso romano, ai lati della via Popilia.

Il Porto
Uno dei luoghi più ricchi di vita della Bellaria di ieri e di oggi è il porto. Già dalla fine dell’ottocento, sulla sinistra della foce dell’Uso, si estendeva una borgata di case, poco più che capanne, abitate da pescatori, che ricoveravano le loro barche nel fiume, precariamente adattato a rifugio portuale.

Si trattava di lance, battane, e paranze, piccole imbarcazioni a vela e a remi, utilizzate per la pesca “terriera”, cioè vicina alla costa. Non sempre però riuscivano a salpare o a rientrare per via dei fondali troppo bassi, pericolosissimi con mare agitato. Motivo questo di perenne rivendicazione da parte della marineria Bellariese.

Per la pesca delle anguille si verificava una vera e propria migrazione autunnale verso il delta del Po, dove i pescatori trascorrevano mesi in capanne di legno e di paglia. I più giovani e gli anziani, nella buona stagione, praticavano la “tratta”, ovvero una rete distesa dalla barca e poi tirata a braccia dalla riva.

Le pescivendole si incaricavano infine, in bicicletta, di portare il pesce nelle borgate e nelle case sparse dell’entroterra, scambiandolo spesso con i prodotti agricoli. L’attività peschereccia a Bellaria non si è mai interrotta, nonostante che il porto, pur migliorato nelle strutture, non consenta l’attracco di imbarcazioni più grandi come quello di Rimini o Cesenatico. Oggi gli addetti alla pesca sono circa duecento riuniti in cooperative.

Si dedicano, con tecniche innovative, alla pesca a strascico, alla pesca delle vongole e a quella da posta con reti a tramagli, con le nasse alla cattura delle seppie, coi cestelli a quella delle lumache di mare, con i cugulli o bertòvelli a quella delle anguille, o alla coltura, in campi marini, di mitili e ostriche. Ancora, nelle vie del paese si sente talvolta il richiamo delle pescivendole, ma la maggior parte del prodotto viene commercializzato attraverso la grande distribuzione.

I Villini
Nella folta schiera di alberghi e case che popola le zone costiere di Bellaria Igea Marina, sopravvivono edifici dal portamento un po’ aristocratico, appartati, di solito circondati da giardini.

A osservarli bene si scoprono decorazioni sulle finestre, lesene, mensole sotto i balconi, graziose ringhiere in ferro battuto.Particolari che fanno pensare ad altri tempi e personaggi.

Sono i villini che la borghesia cittadina costruì fra i primi del secolo e gli anni 40 sulle marine, allora deserte, nell’illusione di dar vita a “città giardino” balneari dove potessero realizzarsi i sogni di rinnovamento fisico e psichico connessi alla vacanza.

Alcuni, come “La Casa Rossa” di Alfredo Panzini, sono di semplicissima, ma armonica fattura; altri invece, si arricchivano di balconi aperti sui giardini, di verande verso il mare, di torrette sui tetti, di gazebo in frasche o muratura, di fontane, in una mescolanza di stili neo gotici, neo rinascimentali e neo classici spesso con reminescenze di architetture nordiche.

Le Colonie
Igea Marina doveva diventare, secondo un documento comunale degli anni trenta, la città delle colonie”. E così è stato. Ne conta infatti trentotto, in gran parte costruite dopo la guerra.

La più interessante dal punto di vista architettonico è la colonia dei ferrovieri, edificata nel 1930, secondo una planimetria a forma di M aperta verso il mare.

L’intento celebrativo del tempo scompare davanti ai chiari e ampi spazi e all’eleganza degli elementi stilistici di gusto novecentista.

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