Chi era il grande assente? Il Padre.
Nessuno lo nomina, tutti lo evitano
o lo vorrebbero morto.
Si, ma era altrove
e prima o poi…
ranofornace
Rolling Stones-Citadel
Tutti noi amiamo il rock, ascoltiamo i Led Zeppelin, i Deep Purple, ecc., ma siamo restii ad intrattenerci a lungo su un album dei Rolling Stones, mai sentiamo il bisogno di riascoltare le innumerevoli tracks come attingere ad un vecchio e irrinunciabile ricordo, loro che sono definiti universalmente, il più grande gruppo rock di tutti i tempi. Come non esserne d’accordo, se pensiamo alla data d’inizio della loro lunga carriera (1lp 1964), se pensiamo alla sfilza di successi e alla loro longevità e soprattutto che sono stati gli “inventori” del rock come lo conosciamo noi oggi, i Led Zeppelin , i Deep Purple, il metal, fino al grunge dei Nirvana, tutti pagano pegno al “Padre moderno”. Ma è possibile che del loro rock, colmo di quella cultura di base fatto di blues, rock & roll, rhythm & blues da tutti osannata, alla fin fine poi ce ne gustiamo sporadicamente, cultori musicali o semplici appassionati che siamo, però non c’è nessuno che almeno una volta nella vita non vorrebbe assistere ad un loro concerto, giovanissimi e meno giovani, si, perché loro sono la storia del rock, l’anima stessa.
I Rolling Stones sono stati i fautori dell’ortodossia rock, una promessa di fedeltà all’identità musicale, data dai padri fondatori, il loro sound affonda le radici nel blues di Robert Johnson, John Lee Hooker, Bo Diddley e al rock & roll di Presley e Chuck Berry, ma anche in visitazioni rural-country con deviazioni folk. La musica dei Rolling Stones, non è mai stata particolarmente elegante, ma non ce né stato bisogno dato le premesse, particolarmente apprezzata da coloro che concepivano il rock in forma rustica e spigolosa, ridotto all’essenzialità dei primordi, non è mai decollato verso traguardi compositivi complessi e maturi. Tra i brani “tributo al genere” e dintorni, della loro monumentale produzione menzioniamo i vari “Satisfaction”, “Lady Jane”, “Ruby Tuesday”, “Jumpin Jack Flash”, “Let’s Spend The Night Together”, “Brown Sugar”, che richiedono ossequi e storiche genuflessioni.
Decidere su questo o quell’album che più di ogni altro rappresenta il vertice e il paradigma della loro sterminata produzione, è compiere un atto irriguardoso nei confronti dei restanti, dato che almeno 5 lp vantano l’appellativo di capolavoro e cioè: “Aftermath”1966, “Beggar’s Banquet” 1968, “Let It Bleed” 1969, “Sticky Fingers” 1971 e “Exile On Main Street” 1972, da aggiungere ad altri 7 grandi album, molto vicini alla vetta. Perciò questa recensione non vuole prendere in esame nulla di quanto menzionato, per il semplice fatto che ogni album rende grazia al “genere” e noi non intendiamo tediare rimuginando questo o quel brano oramai alquanto metabolizzato, per dedurre chissà quale considerazione o tentare di convincere gli irriducibili anti-stones a rivedersi. L’antica disputa al di là dell’importanza storico-musicale, tra Beatles e Rolling Stones, riguarda i gusti sul genere, del resto anche gli illustri “scarafaggi” -qui- non godono di unanime simpatia.
Rolling Stones-Gomper
Noi qui invece, vogliamo prendere in esame un disco che esula dalla grande famiglia stonesiana, un figlio “illegittimo”, frutto di un’episodica, stravagante “scappatella” della più irremovibile band della storia del rock, ma come si sa, prima o poi la “sbandata” avviene, così loro nel 1967 cedettero all’infatuazione per la “dea lisergica”, “vendettero l’anima al diavolo” per paura di venir considerati refrattari e poco innovativi, tradendo per un breve periodo le proprie radici. “Their Satanic Majesties Request”, se non fosse riconoscibile per l’inconfondibile voce di Mick Jagger, sarebbe un album di rock psichedelico, di una qualsiasi band anglosassone e oltre. Invece è e rimane l’unico palese album psych dei Rolling Sones. “Their Satanic Majesties Request” non è un capolavoro, ma senza ombra di dubbio un album molto interessante, molto più delle solide e canoniche prove, il perchè è semplice a dire. La coloratissima “Swinging London” del ’67, fu un’ondata di novità creative impossibile da evitare, tutti ne furono contagiati, a cominciare dai Beatles con “Sgt. Pepper’s”, Pink Floyd con “The Piper At The Gates Of Dawn”, Cream con “Disraeli Gears”, Blossom Toes con “We Are Ever So Clean”, Eric Burdon & Animals con “Winds Of Change”, Deviants con “Ptoof!” e “Lui”, Jimi Hendrix con “Are You Experienced?”, ma anche l’album americano degli Yardbirds “Little Games”, per non dire cosa produsse quell’anno il Nuovo Continente, ma poi, dischi yankee come “The Parable On Arable Land” dei Red Crayola, “Safe As Milk” di Captain Beefheart, “Virgin Fugs” dei Fugs e “Absolutely Free” di Frank Zappa, ci fanno rendere conto di cosa vuol dire concepire la musica in totale ed assoluta libertà e dissoluzione di struttura. La psichedelia, che se ne voglia, aveva aperto le porte del mondo, nella mente dei suoi artisti più audaci ed anche in quella dei più “sordi”.
Così le “Pietre” di Jagger, Jones e Richard, rotolarono lungo la via della temerarietà, addolcirono la consueta asprezza, adottando soluzioni tecniche-sonore simili a quelle del “Sergente”, con sovrapposizioni, collage e sitarate, per dare conto sensibile e non sfigurare al cospetto della storia. Con “Their Satanic Majesties Request” lo stile psichedelico prende il posto dello stile Rolling Stones.
Il disco apre con l’intrattenimento “casereccio” “Sing This All Together”, in pieno spirito goliardico per hippie bislacchi, roba da far inorridire i fans più radicali, ma pur sempre bellissima prova d’assemblaggio di materiale eterogeneo molto in voga quell’anno. il riff potente della chitarra di “Citadel” ci riporta a tratti all’idea stones, ma l’abituale rock è alterato dalla differente visuale. Il vibrato di “In Another Land”, non cantato da Jagger, su un clavicembalo barocco è un brano di chiaro stampo pinkfloydiano. “2000 Man”, è un folk snaturato che prende corposa robustezza lungo la via. “Sing This All Together (See What Happens)”, è una divagazione mantrica del pezzo iniziale, composta da suoni di varia provenienza che si susseguono pigramente. Questo costrutto sonoro rimane uno dei più interessanti degli “acidi” stones, anche se a parer di molti l’inorridimento rimane inalterato. “She’s A Rainbow”, è il classico esperimento di collage “concreto”, atto a disorientare le aspettative dell’ascoltatore, dove si avverte la netta sbirciata all’ideologia musicale del “Sergente”. “The Lantern”, è un’attesa pop frammentata, sospesa tra estensioni classiche e aperture rock-blues folkeggianti. “Gomper”, è una sonata sperimentale mono-tono, psych-orintal a interruzioni, alternata a citazioni musicali prese da contesti disparati, piuttosto accattivante. “2000 Light Years From Home”, è un mantra-blues inquietante d’eco pinkfloydiano, che mostra competenza, quanto scarsa sincerità d’intenti. In fine, “On With The Show”, è prova di beatlesiana giurisdizione che lascia definitivamente pietrificati i fans puristi del suono stones. Insomma, cosa si poteva pretendere di più? Delle 10 tracce bistrattate, rimane oggi l’onorevole testimonianza di quanto gli Stones furono costretti ad inseguire i sogni ben presto abbandonati, di un’epoca magica.
E allora, dov’era il Padre? A magheggiare nella terza dimensione dello spazialismo psichedelico, così ben rappresentato nella bellissima cover in 3 D. “Their Satanic Majesties Request” è un luogo a parte, aggiunge un tocco d’inventiva al mastodontico repertorio dei Rolling Stones. Senza ambizione e senza umiltà, avrebbero mancato all’appuntamento col trip-hippie, amputando l’idea di una creatività espansa e questo loro lo sapevano. La sensibilità artistica di Jagger, Jones e Richard volta alla ribellione si apriva ai nuovi venti, arricchendo e unendo tutto il “movimento lisergico” giovanile europeo e americano. Questo fatto prima o poi andrà accettato, come un interscambio culturale senza priorità di vanti e Il disco rimane una perla della psichedelia britannica, da ascoltare con molto interesse. Piuttosto, si presenta di nuovo l’occasione di vederli nel tour europeo della prossima estate! E prima o poi…
Rolling Stones-On With The Show
valutz. *** Scardovi Pierdomenico
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