Hawkwind: In Search Of Space

 

dome punta di palata 2 014“Vangare stelle dagli spazi siderali
per impiantare i semi della follia.”

ranofornace ranina picciina

 

 

“Catturati dal vento avvoltoio, morsicatore della carogna psichica e sterminatore del sogno. Noi siamo presi… stretti fra le sue spire e vomitiamo incubi che ci divorano.”
Ecco come vivere l’incipit del brano d’apertura di “In Search Of Space” degli “Hawkwind”, purtroppo non inserito per un problema di carico del file (un brano lungo oltre quindici minuti) e me ne dispiaccio risparmiarvelo.

Hawkwind-You Know You’re Only Dreaming

hawkwind in search of spaceLa farneticazione è d’obbligo per l’occasione, stiamo parlando di uno dei più grandi gruppi della scena underground inglese, divenuti per diritto l’istituzione dello space-rock anglosassone, più ruspanti; più convinti, più diretti e più spontanei dei Pink Floyd e per questo più “insopportabili”, hanno spinto il rock nell’evoluzione elettronica. Ma quanta cultura psichedelica c’è dentro sto’ gruppone freak e quanta cultura krauto-crucca? La follia “tritastelle” parte da molto lontana; Zappa, Beefheart, Grateful Dead, Jefferson Airplane, Mort Garson, Amon Duul II, Gong. Non c’è salvezza, non c’è ritorno, “I nostri pensieri hanno perduto spessore e la nave dei nostri sogni piega la sua carena come una scatola di cartone, per colare a picco nella discarica degli oceani interstellari.” (e la farneticazione continua).

hawkwind in search of space 2Dicevo, la saga naif della baldanza anarco-punk/psych di estensione “progressiva” degli “Hawkwind”, ha punti di contatto con le sperimentazioni di Mort Garson per l’uso dell’elettronica, con il kraut dei primi Can, ma anche con la performance strumentale di “Spare Chaynge” dei Jefferson Airplane per la comunanza della battitura ritmica che tollera poco le fughe rarefatte del synth e tende a “trattenere al suolo” ogni velleità  speace-dreameniana. Ma il viaggio è puramente mentale prima di essere “descrittivo” e la consapevolezza psichedelica la fa da padrona. L’album, all’interno delle prime copie conteneva un libretto “Hawklog” scritto dal poeta  underground Robert Calvert, una specie di diario di viaggio “quantistico”; incontri con civiltà aliene, filosofia hippie e occultismo.

Hawkwind-We Took The Wrong Step Years Ago

Hawkwind 3Line-up: Dave Brock (chitarra, tastiere, armonica, voce), Nik Turner (sassofono, flauto, voce), Del Dettmar (sintetizzatore), Dik Mik (sintetizzatore), Dave Anderson, ex “Amon Duul II” (basso, chitarra), Terry Ollis (batteria). Gli “Hawkwind” sono stati una delle tante formazioni rock sviluppatesi  in Inghilterra ed è  tuttora in attività. Nati per iniziativa del chitarrista Dave Brock, dopo vari avvicendamenti all’interno della loro comunità hippie, misero a compimento le esperienze acid-psych alla fine degli anni ’60 attraverso il convolgimento del vento progressivo, rientrando in modo anomalo nel grande e svariato calderone “prog”. Dopo il primo eponimo album del 1970, più che fra i meandri degli spazi intergalattici si concretizzo l’idea di uno “space” rudimentale e aggressivo piuttosto impiantato per terra, espressione di sfoghi grezzi e ripetitivi delle jam, ma anche con riferimenti interessanti come nell’album “In Search Of Space” del 1971; una metafora dell’istinto prima di essere dell’immaginazione: “parliamo di un capolavoro”. Alla  base di quest’album sta la potenza dell’hard rock, unita all’espansione indipendentistica della creatività krautica, pervaso da una vena anticonformista, che si esprime in modo  diretto per mezzo dell’improvvisazione e partita concettualmente dallo “zio Frank & friends” lungo un asse alternativo, fino ad arrivare alla patafisica di Daevid Allen dei primi Soft Machine.

Hawkwind-Master Of The Universe

hawkwind 1973La prima traccia “You Shouldn’t Do That” (Turner/Brock), è subito un capolavoro!Come descriverla? E’ una lunga e interminabile krauto-jam ossessiva e ripetitiva di oltre quindici minuti, purtroppo non presente qui, un’alternanza di volteggi al vcs3, fiati smaniosi e voci sciamaniche su un tappeto ritmico metronomico da ipnosi regressiva (andate ad ascoltarla su youtube). “You Know You’re Only Dreaming”(Brock), è un discreto sostituto del brano iniziale, echi di gabbiani sondano lo spazio su cui posare l’onda acida della chitarra wa-wa di Brock e al canto ayersiano di “The Lady Rachel” per timbro e per quella parola magica che è “Dreaming” (avevano conosciuto i primi Soft Machine); si estende la ricerca lungo l’arco dei suoi sei minuti e mezzo.

hawkwind 4“Master Of The Universe”(Turner/Brock), presenta l’incipit del synth sull’andatura di una macchina hard-rock primitiva e mono-tematica (da andatura punk) piuttosto pesante da spiccare il volo,  sul miagolio di un saxello effettato e di una voce vagamente spaziale. “We Took The Wrong Step Years Ago” (Brock), è una lunga ballata space-folk, funge da retaggio di un’epoca hippie al tramonto; improntato sulla string 12, arieggiano orizzonti perduti agli oscillatori del sintetizzatore di Dik Mik. “Adjust Me”, è l’unico brano firmato da tutti i componenti, un lancio spaziale nella follia ancestrale di esseri in preda alle allucinazioni visive provocate dall’lsd, attraverso l’uso dell’elettronica e dei fiati per creare atmosfere fantascientifiche. In “Children Of The Sun” (Turner/Anderson), la chitarra acustica apparentemente coi “piedi per terra” ci illude al folk, ma in una specie di canto alterato si reitera la ritmica ossessiva per un finale al flauto.

Hawkwind-Chidren Of The Sun

Elettronica e idee evanescenti vanno “in cerca di spazio” in un groove denso e primordiale, sprigionato dal “vento avvoltoio”. Durante gli anni ’70, la loro influenza è stata notevole sul filone del rock elettronico; con le loro interminabili performances live spesso gratuite, simili a quelle degli Amon Duul, per mezzo delle droghe lisergiche che portavano allo sfinimento dei musicisti e del pubblico. Noi oggi ascoltiamo solo la quintessenza delle cinquecento e più ore di registrazione dell’estenuanti litanie, distillate sopratutto nei primi sei dischi e in special modo raggiungono il loro massimo effetto creativo in questa seconda fatica in studio. Immancabile!

rano 2valutaz. ***** Pierdomenico Scardovi

 


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