LA GUERRA DEL PETROLIO

Un soldato iraniano guarda colonne di fumo che si alzano dalle raffinerie di petrolio in fiamme ad Abadan, in Iran, in una foto del 27 settembre 1980 di Henri Bureau della Sygma (Corbis). Foto scattate da nomi celebri del fotogiornalismo sono in esposizione fino al 25 settembre 2011 a Parigi, alla Maison europenne de la photographie. La mostra, dal titolo 'Ombre di guerra', e' organizzata dall'agenzia fotografica Contrasto nell'ambito del progetto 'Science for Peace' della Fondazione Umberto Veronesi, per proporre e attuare soluzioni scientifiche di pace. +++HANDOUT - NO SALES NO ARCHIVE - NO INTERNET - EDITORIAL USE ONLY +++ FOTO DA USARE SOLO CON LA NOTIZIA DELLA MOSTRA

L’ARABIA SAUDITA LANCIA I SALDI DI FINE STAGIONE

Insieme a un missile diretto contro l’economia dell’Iran

   Aprendo il catalogo della scontistica per i partner europei del petrolio, nel tentativo di mettere fuori gioco l’Iran, con il quale va in atto in questi giorni una durissima battaglia diplomatica, e non solo. Il Governo di Riad adotta una mossa simile a quella adottata verso gli Stati Uniti per mettere, in quel caso, all’angolo i produttori di shale. Da mesi ormai l’Opec, il cartello dei Paesi produttori di greggio nel quale Riad gioca un ruolo da leader, non ha tagliato la produzione nonostante il prezzo calante del barile, sapendo che a questi livelli non è possibile per gli americani mantenere attivi i loro pozzi, a meno di estrarre in forte perdita. Nel confronto con Teheran, si tratta di una giocata d’anticipo rispetto al ritorno dell’Iran sul mercato, una volta che saranno definitivamente sospese le sanzioni internazionali.

Una misura deflattiva per rendere del tutto inutile il ritorno dell’Iran sul mercato del petrolio e al tempo stesso lanciare un monito a tutto il mondo, ma specialmente agli States – la politica petrolifera la decidiamo noi – in ultima istanza significa: il mondo arabo deve sottostare alla volontà dei sunniti.

Come si è potuto leggere in un resoconto del Wall Street Journal, Italia e Spagna erano tra i principali partner petroliferi dell’Iran, con un’importazione di greggio che pesava rispettivamente per il 13 e il 16% del fabbisogno nazionale. Tutto questo prima delle sanzioni del 2012. Ma le compagnie petrolifere si sono già riposizionate per riprendere i rapporti con l’Iran e lo stesso Paese mediorientale ha dichiarato che farà di tutto per tornare a esportare i livelli antecedenti l’embargo. Riad sta cercando di anticipare quel momento, tagliando sul piano economico i rapporti dell’Iran con il mondo occidentale dopo aver ottenuto dal mondo sunnita l’isolamento diplomatico di Teheran.

La compagnia petrolifera statale Saudi Aramco non ha citato il livello di tensione con l’Iran nell’annunciare il taglio dei prezzi per i clienti europei. Ogni mese la Aramco aggiorna il listino sulla base di domanda, offerta e altri elementi che possono modificare il prezzo. Martedì ha spiegato che avrebbe ampliato lo sconto per il suo light crude di 60 centesimi di dollaro al barile verso il Nord Europa e di 20 verso il Mediterraneo, per le consegne di febbraio. Dall’Iran la mossa è stata letta proprio come uno scudo verso il rientro sul ring di Teheran, visto che le sanzioni europee potrebbero cessare proprio dal prossimo mese. Di contro, l’Arabia ha incrementato di 0,6 dollari il prezzo verso l’Asia e mantenuto inalterato quello sugli Usa.

Sui mercati, questa situazione sta ribaltando i parametri abituali di valutazione: la crisi nelle aree di due grandi produttori non genera un innalzamento delle quotazioni, anzi, i prezzi del greggio scivolano ai minimi da 11 anni con Wti e Brent sotto la soglia di 35 dollari. Più che a potenziali interruzioni della produzione, infatti, si va verso una nuova guerra di posizione e nessun esercito in campo è disposto a cedere una quota di mercato.

Le conseguenze per consumatori di petrolio sono molto semplici: per un breve periodo la benzina costerà abbastanza poco, ma non c’è da essere contenti, questo significherà un rallentamento dell’inflazione già in atto da tempo. Le merci costeranno meno… ma questo significa una crescita pari allo zero con tutto quello che ne consegue.


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Il Direttore Giuseppe Bartolucci

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