SPIAGGE: UNA LUNGA, VECCHIA STORIA

Il punto chiave dello situazione in cui si trovano oggi le spiagge di Bellaria I.M. è dovuto all’inerzia degli operatori e della stessa Amministrazione, che non si sono mai realmente impegnati per risolvere il problema. Infatti già nel 2005 l’Amministrazione era in grado di conoscere perfettamente e dettagliatamente tutte le opere realizzate sull’arenile e quali di queste erano abusive.

Infatti nel 2004 il Comune commissionò a una società esterna la realizzazione di un elaborato grafico nel quale risultasse lo stato di fatto del litorale, delle concessioni, e individuare le opere regolari e quelle che non lo erano. Questo elaborato fu anche pubblicato sul sito del Comune, e dalle varie tavole si potevano estrapolare gli abusi, ovviamente dopo opportuno sopralluogo e controllo degli atti amministrativi, molti dei quali fermi alle concessioni del 2005 e non del 2003, come riportato in un recente articolo della rivista Mondo balneare, insieme ad altre imprecisioni.

Ma l’Amministrazione dell’epoca non ha mai dato il via ai controlli, ovvero non ha mai inviato agli organi competenti e all’autorità giudiziaria la documentazione acquisita, di fatto insabbiandolo.

Nel 2009 questo elaborato salta fuori e alcuni controlli vengono eseguiti dalla locale autorità marittima interessando dei fatti l’attuale Amministrazione e l’autorità giudiziaria competente. Nonostante questo, invece di perseguire la marea di abusi presenti sull’arenile, qualcuno ha deciso di soprassedere.

Tanto è vero che la maggior parte delle concessioni demaniali non potevano essere rinnovate per palesi abusi e nei successivi atti provvisori, probabilmente fino ad oggi, viene ancora citata dal Comune la concessione rilasciata dalla Regione ER nel 2005 in corso di rinnovo (prima che la competenza venisse data ai comuni). Ora 11 anni per concludere un procedimento amministrativo sembrano un po’ troppi.

Nel 2009 è stata persa un’opportunità, sia per l’Amministrazione, che per gli operatori, di sistemare le proprie concessioni e di poterle rinnovare fino al 2020, visto e considerato che non essendoci scheletri nascosti, l’attuale legislazione nazionale, benché in contrasto con quella europea, prevedeva, e prevede, il rinnovo fino al 2020.

Al massimo avrebbero dovuto rimuovere qualche cabina per poi regolarizzare con altri tipi di manufatti… oppure le stesse, a seguito di denuncia, potevano essere sanate… ma questo non si potrà mai sapere. Invece hanno preferito procedere a rilasciare autorizzazioni provvisorie non sempre nel rispetto delle regole e senza mai concludere gli iter.

Ma nel 2016 la GdF sez. Navale, esegue gli stessi controlli e, guarda caso, saltano fuori le problematiche del 2009… iniziando con i bar di spiaggia. Ma anche qui i bagnini sembravano essere stati risparmiati. Infatti Belligea aveva opportunamente consigliato gli stessi di non dormire sonni tranquilli.

Esistono altri esposti che denunciano gli abusi, addirittura nei primi anni 2000 riguardanti il nuovo lungomare Colombo, ma stranamente ancora una volta non succede niente, tutto va avanti nella più assoluta anarchia.

Ora invece, con il fiato sul collo e con il 2020 alle porte, è improponibile per un operatore sostenere la demolizione di cabine ecc. ed affrontare le spese di realizzare strutture nuove in regola e a norma. Nonostante ciò non si capisce per quale motivo Bellaria Igea Marina non può allinearsi alla scadenza del 2020, invece di attuare un piano spiaggia che di fatto non cambia le attuali aree concesse, ma le modifica solo nelle strutture. Il rinnovamento parte sicuramente da una strutturazione diversa delle nostre spiagge.

Anche perché il litorale è suddiviso in demanio comunale, demanio marittimo e proprietà privata (zona ex Ceschina) e molte concessioni sono costituite da almeno 2 di queste aree. Per questo motivo ci saranno sempre piccole concessioni che non permetteranno uno sviluppo turistico adeguato e al passo con i tempi.

Continua…


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Il Direttore Giuseppe Bartolucci

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