IN UNA POZZANGHERA AFFOGHI, IN UN OCEANO TI SALVI

Un elaborato che può sembrare strano, ma che alla fine di un preciso ragionamento fa capire la realtà delle cose.

Nell’epoca recente il mondo ha scoperto la globalizzazione, ma nella realtà essa è sempre esistita. Piccolo esempio: se nell’antico Egitto un raccolto andava male, la successiva crisi non colpiva solo l’Egitto ma tutti i paesi circostanti, esattamente come oggi. Ne è fatta menzione addirittura nella Bibbia.

Veniamo a noi, popolo bellariese. I recenti dati sul turismo sono abbastanza allarmanti, siamo l’unica città che ha registrato un calo nel mese di maggior affluenza turistica. Eppure, a luglio, il Presidente dell’AIA, Graziano Gasperini urlava: “Preparatevi, sta arrivando un’orda di turisti!” Certo detto da lui poteva rassicurare i più, i quali magari pensano a chissà quali potenti uffici studi hanno all’AIA…

Come poi inevitabilmente succede, certe notizie “politiche”, sono più alla “spera in dio” che altro. E succede che nella “pozzanghera Bellaria”, qualcuno si è affogato. Non sono più i tempi in cui ci si dava una mano l’un l’altro, oggi se la tua attività va male, la migliore delle ipotesi che ti può capitare, è che lo squalo pronto a mangiarti sia meno cattivo di un altro.

Qui poi, data la scellerata scelta di non mettere la tassa di soggiorno, e quindi di metterci contro le altre località turistiche circostanti, ha indotto una condizione di deflazione, e infatti i risultati si sono visti, o meglio, non si sono visti.

Quali sono le strategie di Verdeblu, che i finanziamenti pubblici li prende, ma poi non ci dice come li usa, ma soprattutto non dà mai un risultato statistico attendibile di investimenti/ritorni in materia di promozione? È mai possibile andare avanti cosi? Domanda: ogni persona che arriva in città grazie alla promozione di Verdeblu, quanto ci è costata? Qual è il rapporto costi benefici?

Una risposta attendibile/verificabile a questa semplice domanda, quanto metterebbe in crisi Verdeblu e l’Amministrazione che la foraggia?

Ci sarebbe anche un’altra domanda: quanto, in termini di presenze, l’opera di Verdeblu, incide sul PIL della città? La domanda successiva è: quant’è il PIL globale della città? E quanto lo è, diviso per settori?

Perché allora affermiamo che se in una pozzanghera ci si affoga in un oceano ci si salva? In senso figurativo in una pozzanghera c’è del fango per cui è difficile uscirne, in un oceano puoi continuare a nuotare in cerca della salvezza.

Invece, in senso economico, noi che rappresentiamo, ahimè, l’ultima ruota del carro della riviera, avremmo più che mai bisogno di unirci a altre forze economiche con una visione globale del turismo romagnolo, e invece no! Qui in molti pensano di essere l’ombelico del mondo, di essere i migliori della riviera, facciamo concorrenza agli altri non mettendo la tassa di soggiorno, solo per l‘egoismo della classe alberghiera, che i finanziamenti a Verdeblu li vuole, anzi li pretende, ma poi per tenersi la clientela non ha il coraggio di chiedere loro la tassa di soggiorno, che in pratica si paga in ogni paese civile. Misteri dell”albergo-pensiero”.

E allora siamo originali: mettiamo una tassa di soggiorno minima diciamo 25 cent. Ma… la mettiamo in egual misura anche per ogni ombrellone affittato. Dividiamo il male a metà.

Rendiamoci conto di un dato importante, i guadagni degli albergatori avvengono sulle spalle dei cittadini, i quali pagano le tasse all’Amministrazione, che poi gira a Verdeblu i finanziamenti necessari per la sua attività, che porta sicuri guadagni agli albergatori e ai bagnini.

La vogliamo capire questa sperequazione, una volta per tutte? E anche i semplici interventi di maquillage, non sono fatti per i cittadini, ma per i turisti. In definitiva quali sono stati gli interventi dedicati sul serio ai cittadini? I quali, volenti o nolenti, devono foraggiare questo sistema oligarchico, che guarda solo a certi interessi…

Scusate, ma i primi e i soli che sono certi di godere della presenza dei turisti, non sono forse albergatori e bagnini? Anche per le poche e mai centrali spiagge libere. Tutti gli altri: bar, ristoranti, negozi e attività di servizio, si sono sempre dovuti accontentare dei rimasugli, con una dose di rischio maggiore. Se in un albergo, più o meno, puoi calcolare con ottima approssimazione quanta gente arriverà, questo non è possibile farlo con le altre attività sovracitate. Non potrai mai sapere quanta gente entrerà nelle specifiche attività. Non basta infatti un bel viale e qualche manifestazione a garantire il fatturato di bar negozi ecc.

Ecco di nuovo la pozzanghera. Chi salverà la piccola attività bellariese? Certo nessuno è stato obbligato a diventare imprenditore, di certo oggi le attività accessorie al turismo hanno margini molto bassi, cosa facciamo, le chiudiamo tutte? Con i relativi danni occupazionali.

Tutti questi problemi, non nascono oggi, ma 50 anni fa con scelte fatte “alla carlona”. Alberghi ammucchiati a pochi metri uno dall’altro, costruiti in lotti troppo piccoli, senza l‘obbligo di avere parcheggi ecc. Intanto venivano concesse troppe licenze commerciali. Per un certo periodo è andata bene, ma oggi i nodi sono venuti al pettine e gli errori strutturali sono difficilissimi da riparare. L’infinita crescita felice era un’illusione.

Abbiamo scoperto la globalizzazione, ma qui ancora si pensa solo al proprio orticello. Sintomo di questo è la politica che in tanti anni si è occupata solo di ordinaria amministrazione, senza mai pensare al futuro della città. Ci vogliono programmi di lungo e ampio respiro, completamente staccati dagli appetiti dei partiti, che pensano solo e sempre alle prossime elezioni.

Ci vorrebbe una lista civica, apartitica, che guardi al futuro, non solo a domattina, per cercare voti alle successive elezioni. E per favore, le parrocchie pensino alle anime se ne sono capaci, e non alle scelte politiche dei loro parrocchiani, si limitino al loro spirituale compitino. La chiesa ha affermato, che sì i cattolici devono interessarsi di politica attiva, ma non ha detto che i preti debbano influenzare le scelte del loro gregge.


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Il Direttore Giuseppe Bartolucci

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