PESCATORI, NON ABBIATE PAURA.

Passando per via Rubicone di mattina, si allarga il cuore vedendo la gente davanti ai due banchi della vecchia pescheria, che osserva e compra il pescato, residuo di quella che era una tradizione.

Infatti, al contempo, il cuore si stringe pensando a quanta vita ferveva in quel luogo gli scorsi anni e quanto gradito ai turisti, e caratteristico, era il vedere il lavoro a bordo, mentre i pescatori si intrattenevano amabilmente con loro a spiegare cosa stavano facendo, raccontavano la loro vita, rispondevano alle domande.

Alcuni turisti si alzavano presto al mattino per andare a vedere i pescatori che “sbroccavano” il pesce e li seguivano quando sbarcavano il pescato man mano che era sbroccato, e lo portavano ai banchi per la vendita.
E lo vedevano, certamente fresco, dalla barca alla sportina, va bene, sarà uguale anche duecento metri più in là, ma anche l’occhio vuole la sua parte.

Oggi purtroppo il pescato è molto diminuito e il pesce, meno quei due banchi, raggiunge scomodamente la cattedrale nel deserto, dove oltretutto, trova la concorrenza del più abbondante pesce dello strascico, comprato dal Bellavista per la “sua” pescheria.

Sappiamo che alcuni pescatori vorrebbero andare a vendere al porto, ma magari temono gli strali ceccarelliani e il Bellavista (naturalmente) li ingrandirà.
Fate orsù una prova di coraggio, il Ceccarelli non è stato in grado di produrre i documenti che sanciscono l’inadeguatezza della vecchia pescheria e il Bellavista tira l’acqua al “suo” mulino.

Provate a mandarli…..


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Il Direttore Giuseppe Bartolucci

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